Attivisti che si oppongono al razzismo, all’omosessualità, all’antisemitismo e al sesso nei media italiani hanno scritto all’emittente pubblica Roy esortandolo a smettere di promuovere contenuti «intollerabili».
Roy si è recentemente scusato per aver usato Blackface nei suoi spettacoli e ha consigliato agli insegnanti di interrompere la messa in onda di produzioni in cui gli artisti si truccano per imitare i neri, ma ne ha vietato l’assoluto.
L’emittente è stata anche criticata la scorsa settimana per aver tentato di censurare il rapper italiano Condanna dell’omosessualità.
Gruppi di attivisti, stabiliti Italia O da italiani residenti all’estero, che stanno monitorando casi relativi ad attacchi di contenuti alla televisione italiana e ad altri media. Affermano che quando si tratta di essere un modello per l’industria, l’emittente statale infrange inevitabilmente la sua stessa etica.
«La situazione è peggiore di quanto si possa immaginare, ma non è solo Roy», ha detto uno dei firmatari del DEI, con sede nel Regno Unito. Ha detto Alicia Raina, fondatrice di Futuro Anthracista.
«Tuttavia, in qualità di emittente sponsorizzata dal pubblico, Roy deve rappresentare un’azienda in grado di comunicare e promuovere la cultura e l’intrattenimento in modo pluralistico e inclusivo».
Roy si è scusato per il contenuto blackface, che è stato recentemente ritrasmesso su MediaSet, sulla puntata del 2014 del programma satirico The Network, una rete di proprietà dell’ex premier Silvio Berlusconi. Nell’episodio, i due provider compiono gesti offensivi nei confronti degli occhi del popolo cinese e deridono gli accenti cinesi.
«Abbiamo chiesto al canale di rimuovere l’episodio e di scusarci, e abbiamo ottenuto la risposta, ‘Questa è satira, se non la capisci, e allora?'», Ha detto Raina.
In una recente puntata di un altro programma mediaset, Felicia Sera, il duo comico ha insultato Pio e Amedeo, comunità LGBTQ +, neri ed ebrei durante un discorso sul politicamente corretto.
Il loro scopo è dire «più politica è giusta», quindi «diremo tutte le parole proibite», ha detto Raina.
Gli attivisti hanno identificato l’uso della mia parola in diverse occasioni sui media italiani, tra cui Radio DJ, in una stazione privata che ha detto ai «giocatori della giustizia sociale» di «calmarsi» ad aprile, perché la mia parola è «solo una parola».
Ad aprile, gruppi di attivisti fuori dagli uffici di Roy e MediaSet a Roma, Milano e Torino hanno protestato, esortando Roy a formare un comitato consultivo per la diversità e l’ammissione sotto il movimento #Cambray.
In un’intervista all’Associated Press la scorsa settimana, Giovanni Parabini, direttore dell’emittente per cause sociali, ha detto che la rete pubblica non ha accolto le critiche di # Cambroy perché «in questi anni non è stato fatto nulla per l’integrazione RAI».
Parabini ha osservato che la rete non è mai stata chiamata dalle autorità di regolamentazione e dai programmi elencati che includevano una minoranza di italiani di seconda generazione, da un atleta nato in Gambia noto come Idris negli anni ’90 ai piani per uno spettacolo televisivo a luglio.
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